Articolo a cura di Malattia Matteo

Dobbiamo innanzitutto chiarire che il ruolo dell’optometrista è di grande rilievo nel panorama degli specialisti della visione: ottico, optometrista, ortottista e oculista fanno parte, con diverse competenze, di un sistema unico e insostituibile, e se vedere riconosciuta l’optometria è veramente l’obbiettivo di tutti, abbiamo il dovere di fare qualche passo in avanti a cominciare proprio da noi optometristi e ottici. Il primo passo è comprendere una volta per tutte che l’unico percorso formativo per l’optometria deve essere quello universitario dove la formazione (magari con meno fisica e più clinica) venga vissuta non come obbligo di legge ma come rispetto morale nei confronti della professione, dei pazienti e degli altri professionisti della visione.

E gli optometristi non laureati? Essi meritano la stessa dignità di chi ha avuto la possibilità di scegliere un percorso universitario poiché è proprio grazie ad essi se oggi stiamo parlando di riconoscimento della professione. Grazie alla loro devozione, al loro impegno quotidiano ed al percorso di crescita che hanno intrapreso attraverso lo studio, i tanti corsi di aggiornamento e in molti casi addirittura di insegnamento ai futuri laureati. Oggi abbiamo la possibilità di caricare la nostra formazione sul Registro in Optometria e Ottica. Il TiOptO è Il tavolo interassociativo costituito dalle principali associazioni professionali del settore ottico optometrico con lo scopo di “definire le competenze di optometristi e ottici, per la tutela del benessere delle persone, e degli operatori registrati che condividono uno stesso codice di condotta”. Se un optometrista non laureato può dimostrare un percorso formativo adeguato potrà accedere ai crediti formativi necessari allo svolgimento della professione con pari dignità e diritti del laureato.

E per quanto riguarda l’ottico? La professione è regolata dal Regio Decreto del 1928 che ne delinea in modo chiaro e inequivocabile le competenze e gli ambiti lavorativi. Ora, so bene bene che in attesa del riconoscimento dell’optometria c’è chi propone di ampliare le competenze dell’ottico pensando che possa essere la strada più semplice per raggiungere una certa “sicura indipendenza” nel panorama degli specialisti della visione ma a mio modo di vedere non è altro che una scorciatoia e come tutte le scorciatoie rischia di portare su una strada più pericolosa. Se in un futuro non troppo lontano l’ottico diventasse un mini-optometrista che ne sarà dell’optometria? La strada è quella tracciata dai nostri padri, da quei visionari che già più di cinquant’anni fa avevano immaginato per l’optometria un percorso chiaro, basandosi sulle indicazioni di quelli già sviluppatisi nei paesi anglosassoni.

Tornare indietro sarebbe un errore.

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