Molti commenti, pareri, suggerimenti hanno seguito il post sul ruolo sociale dell’optometria. Sono stati di varia natura, ma su una cosa sono tutti concordi. Per amore di semplicità ho deciso di sintetizzarla così: i portatori di difetti visivi e con problemi di vista avrebbero in Italia una vita più semplice e anche più felice, se fosse riconosciuta la figura professionale dell’optometrista e la sua funzione nell’ambito sanitario.
Ma come fare per ottenerla? E come distinguere gli optometristi dagli ottici? Qui idee diverse, talvolta anche contrastanti. Chi afferma che bisogna trovare un accordo con il Ministero della Salute e l’Ordine dei medici, chi afferma che non ci riusciremo mai perché gli oculisti hanno altre mire, chi lamenta che ci sono ottici che hanno ottenuto il diploma di optometrista (ma io aggiungerei in molti casi anche quello di ottica) senza aver acquisito le necessarie conoscenze e competenze, chi incolpa la divisione che impera all’interno della nostra categoria.
Un accordo con gli oculisti era possibile negli anni ’70, con l’intesa raggiunta tra il prof. Sergio Villani, il prof. Vasco Ronchi e il prof. Giambattista Bietti allora a capo della SOI. Se non ci siamo riusciti è proprio per colpa delle divisioni nella nostra categoria, una storia che sarebbe da raccontare. Che si possa ottenere oggi un accordo con gli oculisti è altamente improbabile, la storia recente lo insegna, anche se gli insegnamenti della storia sembrano valere poco, altrimenti non avremmo ancora guerre dappertutto.
Tutti gli sforzi fatti negli ultimi 40 anni per trovare un accordo con gli oculisti sono miseramente falliti. Vale la pena impiegarci ancora del tempo? C’è una frase che viene attribuita ad Einstein, anche se in realtà ho cercato a lungo senza trovare riferimenti letterari significativi che confermassero la provenienza dal grande scienziato. A me piace riportarla così: “Se continuiamo a fare le stesse cose otterremo gli stessi risultati”. Dunque, non sarebbe meglio impegnarsi in altre direzioni? Ad esempio quella presentata nel post?
Non sembra facile dipanare la matassa e trovare un filo che ci conduca verso una soluzione condivisa, che metta ordine finalmente nella nostra categoria, che io ritengo debba essere formata da ottici e optometristi; questi ultimi anche ottici ovviamente, tanto che non ci sarebbe bisogno neanche di dirlo. Le parole pesano, e fanno la differenza; proviamo a fare in modo che le parole descrivano e definiscano esattamente la situazione professionale italiana, senza infingimenti: finiamola di parlare di ottici e ottici-optometristi, affermiamo semplicemente che ci sono ottici e optometristi. Ottici e optometristi che lavorano in sintonia e lavorano in sintonia anche con gli oculisti, malgrado loro (gli oculisti intendo), per il bene dei cittadini, in particolare di quelli con problemi di vista.
Restano altri temi, ad esempio il problema delle competenze. Non mi pare si possa sostenere che siano distribuite in modo uniforme tra tutti coloro che vantano il possesso di un diploma di optometria. E infatti qualcuno ha sollevato il problema. Ma non voglio sollecitare troppo la resistenza di chi mi sta leggendo. Avremo modo di tornare sull’argomento se continueranno i vostri commenti, suggerimenti, stimoli. Proviamo a continuare su questa strada, commentate, se volete scrivetemi, proviamo a trovare un cammino condiviso, o almeno condiviso ai più. Provarci, ci farà comunque stare meglio.